Dal Buio delle Miniere alla Luce del Futuro, Relazione del Vicepresidente dell’Associazione

Vincenzo Nanni

Buon giorno a voi. Ida ha detto che io sono colui che va a toccare con mano la realtà mineraria odierna. È vero, anche se non sono il solo.

Per giustificare la mia passione per le miniere devo partire da lontano cioè da mio papà Federico, da mio nonno Ruggero e prima ancora da mio bisnonno, Giacinto Betta. Io non sono un minatore professionista ma orgogliosamente appartengo alla “Compagnia delle Miniere”.

Oggi le nostre miniere d’oro sono praticamente abbandonate, ma non dimenticate! Le gallerie non coperte da concessione mineraria attiva sono meta di studio e curiosità per appassionati e ricercatori.

Ricordo che il primo filone aurifero l’ho visto da bambino accompagnando mio papà Federico nella galleria del N°1 sotto all’Alpetto. Io conosco bene le miniere di Pestarena, sia quelle del 1700 sia quelle soggette a sfruttamento industriale. Una galleria che ti resta in mente è certamente la Calpini: per entrare ed uscire, devi percorrere, strisciando pancia a terra, circa venti metri. Sono venti metri molto lunghi!

Entrando nelle gallerie del 1700 capisci la durezza della vita dei minatori di quel tempo. Quando sei lì dentro, apprezzi l’essenzialità della vita!

Paura! Si la miniera è anche paura!

Una volta, in una galleria del 1700 siamo entrati io, Danilo Rolandi e Silvano Giovanola. Percorsi una ventina di metri, siamo risaliti su di un lungo camino e lì ci siamo resi conto in tempo che ci stava mancando l’ossigeno: caldo, sudorazione accentuata, capogiri. Siamo riusciti ad uscire in tempo. Era una galleria troppo stretta e lunga per starci in tre!

Il mio peregrinare per miniere mi ha portato in giro per l’Italia. Sono entrato in miniere di diverse tipologie e di conseguenza ho allacciato relazioni tecniche e amichevoli con molti addetti di altre realtà minerarie. Ho avuto il piacere di rappresentare i “Figli della Miniera” a Usseglio; Montecchio di Negrar; Monteneve; Iglesias; Carbonia; Gorno; Saint Marcel; Schilpario; Borgosesia e pochi giorni fa, a Brusson, in Val d’Ayas dove hanno trasformato la vecchia miniera di Chamousira Fenilliaz in un’attrazione turistica molto apprezzata.

Per quest’ultima vorrei ricordare il recentissimo incontro in occasione del convegno di fine maggio sull’oro del Monte Rosa con Franco Filippa, ultimo concessionario, e Roberto Muscarà, che ora le gestisce dal punto di vista turistico: parlando nel nostro ‘Foglio d’oro’ è nata l’idea di fare un giornale analogo per l’intero distretto aurifero del Monte Rosa.

A Gorno invece, nel settembre dello scorso anno, sempre per un convegno di storia e futuro delle miniere alpine, ho incontrato il geologo Marcello De Angelis, della società australiana che ha iniziato a lavorare e intende riprendere le locali miniere di zinco, il quale mi ha accennato all’intenzione della stessa di studiare le nostre del Lavanchetto.

E poi a Brosso ho avuto modo di conoscere, sempre lo scorso anno, i membri della locale Società di Mutuo Soccorso, che sono venuti a vedere da poco la nostra zona mineraria e hanno espresso il desiderio di gemellarsi con Pestarena e la nostra associazione.

Siamo anche attivi nel campo dello studio delle miniere: recentemente gli amici archeologi Maurizio Rossi e Anna Gattiglia hanno inserito la valle Anzasca, con la Valsesia e diverse altre valli minerarie delle nostre Alpi Occidentali, in un progetto dal titolo ‘Piemonte archeo-minerario’, per il quale è stato chiesto un finanziamento a una fondazione bancaria, con buone probabilità di ottenerlo. Sono stati pure attivati rapporti con l’École de Mines di Parigi, i cui allievi ingegneri nell’Ottocento visitavano le nostre miniere per fare esperienza dopo il diploma.

Le miniere d’oro e il loro fascino hanno portato a Pestarena, giornalisti della carta stampata e operatori televisivi. Ricordo la visita di RSI Radiotelevisione Svizzera e recentemente quella dell’equipe RAI del TG1.

Ma la miniera vive anche all’esterno. Nei nostri paesi restano importanti tracce storiche che vanno conservate e valorizzate al meglio.

E qui entrano in azione i volontari: Ida, Guglielmo, Danilo, Pierangelo, Samuele, Gianluca, Massimo, Mauro.

Nella restaurata “Polveriera” hanno allestito il “Presepio del Minatore”, visitabile tutto l’anno. L’ambientazione caratteristica conferisce un’impronta molto apprezzata dai numerosi visitatori. La “polveriera” si completa con un’esposizione di fotografie e documentazione storica relativa al periodo dell’attività estrattiva.

Su idea di mio fratello Guglielmo, è in corso di completamento un percorso didattico in grado di fare visitare i luoghi più significativi di Pestarena.

Sono già stati ben sistemati la strada per la “Polveriera”, il sentiero che sale alla “Sascheba”, utile per poter andare a vedere da vicino la grande “roccia coppellata” (102 fori, profondi 7-8 cm collegati fra di loro da una scannellatura di un centimetro). Qui venivano predisposti i colpi che sarebbero poi stati esplosi durante le processioni di San Giovanni Battista (patrono di Pestarena) e di Santa Barbara (patrona dei minatori).

Altro accesso sistemato quello che scende all’ingresso dello storico Pozzo Maggiore. Così pure il sentiero che conduce fra le rovine del vecchio stabilimento minerario e quello della “Miniera di Pestarena alta” (Holera). Affidati ai volontari anche la manutenzione e pulizia del Monumento ai Minatori, della Pesta, della “Casa del Minatore” e degli spazi attigui.

Voglio sottolineare e ringraziare coloro che hanno contribuito a realizzare alcuni importanti lavori utili al decoro del paese e alla conservazione della memoria storica.

L’interno del Pozzo Maggiore è stato riordinato grazie ai soliti volontari a cui si sono uniti i rappresentanti di alcune Associazioni macugnaghesi.

Il tetto è stato sistemato con l’intervento indispensabile dei Vigili del Fuoco di Macugnaga e Villadossola. La parte bassa della facciata della chiesetta di Pestarena è stata restaurata con l’intervento di Osvaldo, Paolo e degli abituali volontari. Sono state collocate tre sagome di minatori ben visibili alle spalle del giardino di casa Caffoni, lavoro egregio di Guglielmo, Danilo, Fausto e Dario. Dall’avvio della “Stràgranda Monterosa” abbiamo sempre garantito la nostra ampia collaborazione.

Un’attenzione particolare la riserviamo da sempre per i bambini/ragazzi delle nostre Scuole Primarie. Li abbiamo fatti divertire con la “Giornata dell’Oro”. Accompagnati e guidati (da Mauro Conti) all’interno della Miniera d’oro di Val Toppa. Stessa cosa l’hanno fatta Gloria e Riccardo alla Miniera della Guja. Pochi giorni or sono li abbiamo accompagnati oltre il Lago delle Fate alla ricerca dell’Oro di Quarazzola. I piccoli del centro estivo “Jungen Walser” sono regolarmente accompagnati nelle loro visite esplorative e conoscitive.

Certamente come “Figli della Miniera” abbiamo necessità di ampliare le ricerche, approfondire maggiormente la storia dei nostri paesi che sono tutti legati alle vicende minerarie dell’Oro del Monte Rosa pertanto chi vorrà unirsi a noi è il benvenuto perché abbiamo importanti ed impegnativi traguardi da raggiungere, primo fra tutti la realizzazione del Museo, pensato e voluto dal nostro indimenticato Angelo.

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