Renè Bruck, La Miniera d’Oro di Pestarena

L’oro c’era e ce n’è ancora, René Bruck, ingegnere minerario

Tratto da La miniera d’oro di Pestarena – e altri giacimenti auriferi italiani – scritto da Renè Bruck

 

Filone Lavanchetto, livello -25, ramo destro, cm. 80 di pirite mista a gneiss ghiandole.

 

René Bruck, nasce a Ginevra il 29 ottobre 1905, da genitori tedeschi. Il padre è farmacista.
Inizia gli studi a Halle, nei pressi di Lipsia, e li prosegue a Berlino dove, attorno agli anni trenta, si diploma ingegnere minerario al Politecnico.
Subito dopo inizia il tirocinio di ricerca e di specializzazione per potersi inserire nella carriera di ingegnere capo dei servizi minerari nazionali.
In tre anni passa così dalle miniere di lignite a quelle di sali potassici della Germania Centrale.
Dalle miniere metallifere dell’Harz a quelle di rame nel Mansfeld. Poi approda alle miniere di carbon fossile della Ruhr, della Renania e dell’Alta Slesia. Infine raggiunge, nella Prussia Orientale, le miniere per l’estrazione dell’ambra..
Superati gli esami di stato presso il Ministero delle Miniere della Germania, guarda a Sud, abbandonando il sogno di entrare nel Servizio di Stato, dove la crisi in atto sembra promettere solo di attesa e disoccupazione.
Oltre le Alpi invece il regime di autarchia che si sta sviluppando ha provocato, con la corsa allo sfruttamento dei giacimenti minerari d’ogni genere, anche una notevole richiesta di esperti.
Appena scopre che a Pestarena ci potrebbe essere una possibilità si fa avanti mettendosi in contatto con la Società Ceretti. Conquista la simpatia e l’incarico è il 1937.
L’ingegner René Bruck prende quindi la direzione delle miniere d’oro di Pestarena. Qualche anno dopo Adele Argentieri Wanner, che gli rimarrà accanto nella buona ed avversa fortuna.
Il lavoro a Pestarena si fa progressivamente, più gravoso e difficile a causa delle conflittualità del periodo storico. Dalla dittatura fascista all’occupazione tedesca, con tutti i contraccolpi della seconda guerra mondiale e della lotta partigiana. Bruck si trova coinvolto, suo malgrado, nell’ingranaggio dell’ingerenza militare tedesca, lui tedesco ma resta amico fraterno dei suoi minatori con cui condivide stenti, rischi e trepidazioni, non sempre compreso, a volte temuto, forse anche osteggiato. Non era facile, agendo rettamente, essere creduti ed essere indenni da pesanti sospetti.
In Valle Anzasca, più che altrove, ben presto conoscono la sincerità dei suoi sentimenti: ricorrono a lui come ancora di salvezza…e non solo loro.

 

Particolare del costume tradizionale walser di Macugnaga. Il corpetto (liberock) sul velluto nero fiammeggia l’eruzione sfavillante delle spighe di segale strette a manipolo con le stelle alpine. Ricamo in filo d’oro. Spesso si abbinava, completandolo, la pure in oro locale formata da spilla, catenina, orecchini e anelli. (foto archivio ISAI).

 

Finita la guerra paga duramente i sospetti. Subisce l’epurazione, per dirla con il termine proprio del tempo, ed è privato del posto.
A nulla valgono le proteste e l’attestato unanime della popolazione locale, neppure lo sciopero dei suoi minatori. Nel 1945 l’ingegnar René Bruck lascia la miniera di Pestarena e la Valle Anzasca. Lascia portandosi nel cuore le sue miniere ed i suoi minatori.
Si ritira a vita privata alternando i soggiorni nella casetta di Chiavari, tanto vicina al mare da essere investita dalla polvere salmastra dei marosi, a quella di Carabbia, in Svizzera, sulle pendici dei monti a meridione di Lugano.
Le miniere di Pestarena resteranno attive ancora sedici anni prima di essere definitivamente chiuse!
Restano i minatori, resta la tradizione della festa di Santa Barbara ed immancabile, fedele e puntuale fino al 1984, ecco l’ingegner René Bruck.
Lasciato il ruolo attivo continua ad interessarsi dei problemi inerenti, mantenendosi in contatto con ricercatori e tecnici. Intanto lavora ad ordinare il materiale per “le sue memorie”.
Nel 1985 declina un invito in America per prospezioni minerarie lamentando l’età.
L’ultimo avvenimento più vissuto e gradito dall’Ingegnere, è stato il simposio sulle miniere d’oro, organizzato dalla Comunità Montana Valle Anzasca, nel 1980, a Macugnaga. René Bruck ha da poco ultimato “le sue memorie”.
Gran parte del materiale fotografico presentato nella mostra retrospettiva sull’attività mineraria, in occasione di detto simposio, è stato da lui fornito. Al simposio l’ingegner René Bruck presenta una relazione intitolata: “Nove anni di attività estrattiva” con una carica emotiva, pur nella rigorosità delle note tecniche, che arriva a commuovere e torna ad affermare che “…l’oro c’era e ce n’è ancora…” per giungere a proporre, se la grande industria, sia essa di stato o privata – teme il rischio, la liberalizzazione dell’estrazione artigianale, come ai tempi dei pionieri.
S’era finito di correggere le bozze delle 2memorie” con gli ultimi ritocchi poi, passati pochi mesi, senza preannuncio di malattia ci coglie la notizia della morte per emoraggia cerebrale, all’ospedale di Lugano, il 19 luglio 1985.
“Le sue memorie”, che tanto aveva desiderato ed atteso uscissero stampate, siano il fiore che, silenziosi, deponiamo sulla sua tomba, nel piccolo cimitero di Carabbia.

Pietro Silvestri

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